Acque
Come affrontato nella sezione suolo l’intero territorio italiano è sottoposto a numerosi fenomeni di instabilità generati da svariati fattori. Dunque ci si chiede: “Questi movimenti franosi sono in qualche modo collegati anche alle acque sorgentizie che si disperdono nel sottosuolo? Captando meglio le sorgenti è possibile incrementare la RESILIENZA del sistema globale, ovvero, è possibile bloccare le frane senza agire con interventi di stabilizzazione che invece aumentano la RESISTENZA del sistema? Questo concetto di resilienza è attualmente richiesto dalle normative vigenti e in particolare è richiesto dalla misura 5 (5.1.1: Riduzione Rischio Idrogeologico) del PSR Campania 2014-2020.
La re-funzionalizzazione delle opere di captazione esistenti e obsolete dovrà essere intesa, dunque, come un intervento di ottimizzazione dell’utilizzo locale della risorsa idrica minore disponibile e il tutto dovrà essere affrontato in vista della “multifunzionalità”, concetto ormai di uso comune tra le strategie di adattamento. Bisognerà adottare un approccio “integrato” idro-geomorfologico (idrologico-geomorfologico) in termini di valutazione quali-quantitativa della risorsa ed interazione con dissesti del suolo. Uno studio di sorgenti, infatti, non riguarda solo l’idrologia ma è un problema interdisciplinare. Se non si guarda il tutto nell’insieme si rischia di banalizzare e di non essere efficaci nell’intervento. In poche parole, ripristinando le captazioni non solo si recupera la risorsa idrica disponibile in un determinato territorio ma si andrà anche a mitigare il rischio da frana in quanto le acque che si disperdono a partire dalle captazioni, ormai fatiscenti, si trasformano in deflusso sub-superficiale che va ad alimentare, inevitabilmente, i fenomeni franosi. È ormai noto, infatti, che l’acqua è una delle principali cause di dissesti poiché infiltrandosi nei terreni ne determina una diminuzione delle pressioni efficaci e, quindi, una diminuzione di resistenza. Captando, dunque, queste aliquote di deflusso, si può facilmente ridurre tale processo ma ciò potrà essere verificato e dimostrato solamente attraverso l’inserimento di una opportuna strumentazione di monitoraggio (piezometri e inclinometri). In generale il monitoraggio risulta necessario anche in corrispondenza delle captazioni, al fine di valutare correttamente la risposta idrologica delle sorgenti, ma anche nei terreni coltivati, in modo da realizzare un corretto piano irriguo ed evitare così sprechi di risorsa idrica.
Con la ricaptazione della risorsa idrica si perseguono anche obiettivi economicamente rilevanti, per esempio dall’utilizzo agricolo scaturisce la “Ricostituzione della rete ecologica” e l’incremento di “produzioni agricole ad alto valore aggiunto” quali, in questo contesto territoriale, il “fico bianco del Cilento DOP” e “l’olio extravergine di oliva DOP”. La rete ecologica comprende, infatti, gli habitat naturali caratteristici dei luoghi, per cui incentivando la produzione agricola si mira anche ad una conservazione della biodiversità locale e, allo stesso tempo si contribuisce alla crescita e alla diffusione della Dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Infine, con la ricaptazione della risorsa idrica, a questi aspetti legati al patrimonio culturale si aggiunge anche il recupero degli schemi irrigui tradizionali, presenti in larga misura in tutta l’area cilentana ma, oramai, in disuso In merito, invece, alla re-funzionalizzazione delle opere di drenaggio, con essa si mira ad incrementare la capacità della rete naturale di intercettare ed allontanare le acque di ruscellamento superficiale, contribuendo così, ancora una volta, a contrastare l’erosione del suolo e il rischio idrogeologico.