Crisi idrica e cambiamenti climatici

I principali informatori scientifici circa la stima degli impatti e della vulnerabilità ai cambiamenti climatici, in Europa IPCC1 ed EEA2 e in Italia ISPRA3, ENEA4 e CMCC5, segnalano significativi incrementi di temperatura globale e concordano nel sostenere che tali incrementi termici sono e saranno sempre più disomogenei, ovvero si avranno aree maggiormente colpite dai cambiamenti climatici rispetto ad altre [Acutis M., Ventrella D., 2015]. Giorgi F. e Lionello P. (2008) affermano che, in particolare, l’area mediterranea ha mostrato già in passato grandi cambiamenti climatici e per questo è stata identificata come uno degli Hot-Spots più importanti nelle future proiezioni sul cambiamento climatico. Si prevede, dunque, che nei prossimi decenni la regione mediterranea dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle risorse naturali, fanno del Mediterraneo l’area più vulnerabile d’Europa [SNAC – MATTM, web]. In particolare l’Italia, a causa della sua posizione centrale nel Mediterraneo e della sua conformazione orografica, rappresenta una delle aree più sensibili al cambiamento climatico indotto dai gas serra.

 

Figura 2: Previsioni circa la variazione della temperatura superficiale media annua (a) e delle precipitazioni medie annuali (b)
Si prevede che, entro la fine di questo secolo, la media annuale delle precipitazioni aumenti nelle regioni alle alte latitudini, nell’Oceano Pacifico e nelle regioni umide alle medie latitudini, mentre è probabile che nelle regioni secche alle medie latitudini le precipitazioni medie diminuiscano, marcando così ancora di più la differenza tra zone umide e zone secche. Saranno inoltre probabilmente più intensi e frequenti gli eventi estremi di precipitazione sulle aree terresti alle medie latitudini e nelle regioni tropicali umide come conseguenza dell’innalzamento della temperatura globale [WGI-IPCC, 2013].
Figura 3: Previsioni circa la variazione della temperatura media annua (a) e delle precipitazioni medie annuali (b) nel periodo 2071-2100 rispetto al 1961-1990
Viene fornito un quadro collettivo di un sostanziale riscaldamento ed essiccamento della regione mediterranea centrale, soprattutto durante la stagione estiva, con una diminuzione delle precipitazioni di oltre il 25 – 30% e un aumento della temperatura superiore a 4 – 5°C. Nelle regioni settentrionali, invece, all’innalzamento della temperatura corrisponderà un incremento di circa il 10 – 20% delle precipitazioni medie annuali [Giorgi F., Lionello P., 2008].

Focalizzando l’attenzione sulla Regione Campania attraverso uno studio del 2010 eseguito dal Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli studi di Salerno, con il quale sono state analizzate le precipitazioni rilevate da 211 stazioni meteo, durante il secolo scorso e su area vasta, è emersa un’altezza di pioggia media di 1200 mm/anno, un’elevata variabilità dell’intera serie temporale rispetto ad essa e una tendenza della piovosità media annua a diminuire nel tempo. Quest’ultimo risultato si può facilmente notare dall’inclinazione negativa della retta di regressione, pari a -35 mm/10 anni e corrispondente ad una diminuzione complessiva di circa 280 mm (23%) in tutto il periodo di analisi. La diminuzione di precipitazione in tutta la Regione Campania e in particolare nell’area Cilentana, relativamente agli anni di analisi, è ancora più evidente dalla mappa cromatica ottenuta interpolando i dati nello spazio in funzione della distanza tra le stazioni meteo [Longobardi A., 2010].

Figura 4: Serie temporale delle precipitazioni con retta di regressione (a) e mappa della riduzione delle precipitazioni medie annue in mm/anno [Longobardi A. 2010]

Questi cambiamenti climatici hanno e avranno inevitabilmente sempre più forti ripercussioni sulle risorse idriche e condizioneranno intensità e frequenza di alluvioni o di periodi di siccità [PROTEZIONE CIVILE, web] determinando, inoltre, abbassamenti dei livelli piezometrici e delle portate sorgentizie causati, a loro volta, dalla diminuzione di infiltrazione efficace media annua, in Campania pari al 30% in meno negli ultimi 20 anni del secolo scorso [Ducci D., Tranfaglia G., 2005]. Uno degli ultimi aggiornamenti circa la crisi idrica in Campania e, in particolare, nell’area Cilentana è relativo ai dati pluviometrici e sorgentizi dell’anno idrologico 2016-2017 pubblicati da Consac, gestore del sevizio idrico, e sintetizzati nelle seguenti tabelle.

Tabella 1: Dati pluviometrici di Vallo della Lucania (a) e dati di Portata dei principali gruppi sorgentizi cilentani (b) [Consac, 2017]

Come è facile intuire, tutto ciò avrà gravi ricadute sulle colture agricole, in particolare su quelle primaverili-estive, le quali necessiteranno di maggiori quantitativi di acqua per l’irrigazione [Acutis M., Ventrella D., 2015] anche a causa dell’aumento dell’evapotraspirazione, dato documentato in Campania da Ducci D. e Tranfaglia G. (2005) i quali hanno evidenziato un incremento di ET del 6% negli ultimi 20 anni del secolo scorso.

  1. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è stato istituito nel 1988 dalle Nazioni Unite con lo scopo di redigere e aggiornare i dati scientifici e per funzionare come interfaccia tra scienza e decisori politici.
  2. L’AEA/EEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) è stata istituita nel 1990 dall’Unione Europea, diventando operativa nel 1994, con lo scopo di fondare e gestire una rete di monitoraggio per il controllo delle condizioni ambientali europee.
  3. L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è stato istituito nel 2008 dall’Italia accorpando tre enti vigilati dal MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare): APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici), ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare) e INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica).
  4. L’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) è stata istituita nel 1952 (CNRN) dall’Italia ed è vigilata dal Ministero dello sviluppo economico.
  5. Il CMCC (Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) è stato istituito nel 2005 dall’Italia con l’obiettivo di studiare il clima e la variabilità climatica in tutta l’area Mediterranea.
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