Modello organizzativo
Le attività di elaborazione del progetto collettivo consistono in tre fasi, ciascuna corrispondente ad un work package.
– FASE 1 –
Fase di “Project Management“, attiva per la durata complessiva del progetto, attraverso la quale viene operata la gestione tecnico amministrativa dello stesso, ovvero vengono operate le attività di coordinamento, monitoraggio e rendicontazione.
– FASE 2 –
Fase di “Studi di fattibilità“, attraverso la quale, mediante il monitoraggio tecnico delle risorse idriche minori e mediante l’attivazione di siti sperimentali, si raccoglieranno dati ed informazioni utili ad analisi di fattibilità che illustreranno la potenzialità all’applicazione delle diverse tecniche illustrate negli obiettivi del progetto per il raggiungimento degli scopi ambientali illustrati.
– FASE 3 –
Fase di “Animazione e disseminazione dei risultati“, anche questa attiva per tutta la durata del progetto, attraverso la quale si supportano le aziende agricole affinché siano promotrici dello sviluppo locale e si illustrano alla collettività le potenzialità socio‐economiche connesse ad i risultati ambientali previsti dal progetto collettivo.
Il modello organizzativo che si è scelto di adottare è basato essenzialmente su di un approccio territoriale che vede un soggetto, nello specifico il CUGRI, che opera come proponente del progetto territoriale, che indica impegni e priorità in termini di localizzazione e obiettivi da raggiungere e assicurando al contempo la necessaria attività di informazione, formazione e assistenza agli agricoltori e agli altri potenziali beneficiari. Il CUGRI assicura il coinvolgimento di diversi soggetti nel processo di elaborazione ed attuazione del progetto, ma il beneficiario degli aiuti mantiene la propria autonomia e responsabilità individuale nei confronti dell’Autorità di gestione e dell’organismo pagatore, partecipando singolarmente alla misura o al pacchetto di misure previste. Il modello è stato formalizzato mediante la costituzione di un ATS (Associazione Temporanea di Scopo) a cui sono demandate le varie attività di progetto. All’apice della struttura c’è la figura del RTS (Responsabile Tecnico Scientifico) che ha mansioni di coordinamento e di supervisore della corretta esecuzione delle attività definite nel progetto collettivo nel rispetto del cronoprogramma. Egli è anche referente tecnico del progetto per quanto riguarda tutti i rapporti con il Soggetto Attuatore, anche in nome e per conto degli altri partner. Pertanto, il modello tecnico‐organizzativo che si è intenso collaudare è costituito da un Ente di ricerca pubblico con funzioni di capofila, con ruolo centrale nel partenariato, e che, supportato da uno o più Enti pubblici territoriali, promuove e coordina le varie attività descritte dal progetto collettivo, perché queste possano essere attuate nelle aziende che appartengono al partenariato, al fine di ottenere i benefici agricoli, ambientali ed economici illustrati.